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1585-89, tempera su tela, 195x132 cm
Bartolomeo Passarotti
(Bologna 1529-1592)
Il soggetto del dipinto induce a pensare ad una committenza da parte della compagnia di Santa Croce la cui presenza a Pieve è attestata a partire dalla metà del Quattrocento.
Probabilmente all’inizio del XV secolo esisteva in collegiata una cappellania dell’invenzione di Santa Croce vecchia o Sant’Elena che nel 1463 era di giuspatronato delle famiglie Piò e Casotti.
Si tratta di una delle opere tarde del Passarotti che, come di sua abitudine, si firma con l’omonimo uccellino (in basso, a destra). Accanto a una tradizione manierista rivisitata l’artista applica un naturalismo piuttosto analitico. La composizione è monumentale con cinque figure in primo piano, testimoni del rinvenimento. La croce, dipinta diagonalmente, domina la scena e la divide: da una parte, i due uomini che la estraggono hanno i corpi deformati per lo sforzo e seguono la linea obliqua; dall’altra Sant’Elena e le due donne che rivolgono lo sguardo al cielo. Tipico del repertorio dell’artista è l’uomo sulla destra dal volto grottesco.
Il tema risale alla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, opera composta nel XIII secolo: Sant’Elena, a Gerusalemme, rinviene le tre croci utilizzate il giorno della morte di Cristo e, per identificare quella su cui è morto Gesù, sfiora con il legno un defunto e questi risuscita.
L’altare, dopo essere stato intitolato per alcuni decenni a San Martino, dal 1962 è dedicato a San Giuseppe lavoratore.
Litania a cura di Mons. Giuseppe Stanzani
Chi vuole venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua.