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CICLO DECORATIVO PITTORICO
1868-1883, pittura a tempera

Alessandro Guardassoni
(Bologna 1819-1888)

Luigi Samoggia
(Bologna 1811-1904)

Giovanni Battista Baldi
(Castelnuovo di Verona 1837-Bologna 1920)

Marco Tonelli
(attivo seconda metà XIX secolo)

La parte più rilevante del ciclo è quella eseguita da Alessandro Guardassoni, da considerarsi l’impresario della commissione, che dipinse nel 1868-1869 Cristo portacroce, Cristo risorto, Angelo porge il calice a Cristo nella volta della cappella del Santissimo Crocifisso e fornì il disegno dell’ancona; nel 1879 realizzò la Gloria, nel catino absidale, con la Santissima Trinità circondata da santi, apostoli, angeli, profeti; la Fede, nella volta della cappella del Santissimo Sacramento, entro un finto medaglione; i protettori di Pieve nei pennacchi della cupola: San Giuseppe Calasanzio, il Beato Nicolò Albergati, San Rocco e San Sebastiano.

A Luigi Samoggia si deve la decorazione della parte restante della cappella del Crocifisso. Il Guardassoni e il Samoggia erano soliti lavorare insieme e mentre il primo realizzava le figure, il secondo si occupava degli ornati.

Marco Tonelli soggiornò a Pieve per otto mesi ed eseguì gli ornati dell’area presbiterale, dell’abside e il Dio Padre con due angeli nella seconda cappella a destra: quest’ultima opera è firmata.

Giovan Battista Baldi fu allievo di Luigi Samoggia e socio d’onore dell’Accademia di Belle Arti di Bologna; era specializzato nell’ornato e gli anni tra il 1878 e il 1880 furono per lui l’apice della carriera. Decorò la collegiata di San Giovanni in Persiceto, la chiesa parrocchiale di Minerbio e, insieme al Guardassoni, lavorò in varie chiese bolognesi. Nella collegiata di Pieve realizzò: i decori con candelabri delle paraste; quelli della parete laterale e della volta a botte della cappella del Santissimo Sacramento con un variopinto vaso dorato stracolmo di fiori multicolori che ricadono, a cascame; quelli della volta sulla navata, suddivisa in tre scomparti all’interno dei quali sono dipinti dei medaglioni con angeli (primo angelo, secondo angelo, terzo angelo) circondati da volute, cartigli e motivi vegetali stilizzati, e sul presbiterio con una finta architettura con tenda semiaperta, e probabilmente la cupola con una finta architettura in cui coppie di lesene separano quattro archi velati da tendaggi.

Nel 1939 parti della decorazione, in particolare i pennacchi, furono ritoccate da Francesco e Remo Fabbri, noti restauratori di Pieve, la cui firma è ancora visibile.

 

Per quanto riguarda i santi patroni dipinti nei pennacchi, occorre ricordare che nel corso del Settecento il culto santorale nella collegiata venne assumendo valenza civica. Le fonti settecentesche parlano di interventi del Capitolo presso l’amministrazione comunale per ottenere l’elezione a patroni di Pieve dei Santi Rocco e Sebastiano, entrati nel culto dal Medioevo, e anche di due figure più moderne come il Beato Nicolò Albergati e San Giuseppe Calasanzio.

I Santi Rocco e Sebastiano erano i titolari della confraternita e dell’omonima chiesa di Pieve: San Rocco (Montpellier 1345/1350-Voghera 1376/1379), il santo pellegrino che si dedicò alla cura degli appestati; San Sebastiano (III secolo), il militare dell’esercito imperiale segretamente cristiano che, scoperto dall’imperatore Diocleziano, fu condannato ad essere trafitto da decine di frecce. Miracolosamente sanato da tutte quelle ferite, fu poi martirizzato per fustigazione. I due santi vengono invocati a protezione contro la peste e sono spesso rappresentati insieme: questo perché San Sebastiano sopravvisse alle ferite delle frecce e San Rocco sopravvisse alle piaghe della peste, entrambi quindi miracolosamente salvati da una morte procurata da piaghe o ferite.

Il Beato Nicolò Albergati (Bologna 1375-Siena 1443), monaco certosino e dal 1417 vescovo bolognese, si contraddistinse per cultura, rigorosa vita ascetica e doti politiche. Cercò di ristabilire rapporti equilibrati col Comune di Bologna imponendogli la restituzione di ogni diritto sulle terre vescovili di Pieve e di Cento. Prese provvedimenti per correggere costumi e vita del clero e dei fedeli, per combattere il male dell’usura e per riattivare la pastorale nelle parrocchie. Ebbe dal papa incarichi diplomatici per la pacificazione dei popoli europei, in particolare per porre fine alla guerra dei Cent’anni, e delle popolazioni italiche. Per la storia pievese, è importante sottolineare che dal 1421 ebbe come fedelissimo segretario Tommaso Parentucelli da Sarzana, lo ordinò sacerdote e nel gennaio del 1426 gli concesse l’arcipretura dell’importante e ben dotata nostra collegiata. Nel 1447 il Parentucelli verrà eletto papa scegliendo il nome di Niccolò V a ricordo del cardinale Albergati. Due lapidi, una in chiesa e una in sacrestia, ricordano il Parentucelli.

Per San Giuseppe Calasanzio e le scuole popolari gratuite per i giovani pievesi dei Padri Scolopi si rimanda alle pagine relative ai dipinti del Guercino e del Varotti.

Si ricorda che, a fine Seicento, c’era stata la definitiva approvazione del culto civico di San Giuseppe da parte dell’amministrazione comunale, in accordo con il Capitolo; a questo proposito si veda la pagina relativa al dipinto di Giovan Francesco Gessi San Filippo Neri ha la visione della Madonna col Bambino.

 

 

Litania a cura di Mons. Giuseppe Stanzani

 

Nei pennacchi della cupola:

• Giuseppe Calassanzio: patrono per la Gioventù
• Nicolò Albergati: per gli amministratori religiosi e civili
• Rocco e Sebastiano: sopravvissuti alla peste e alle frecce, protettori contro le epidemie e la guerra

Dalla peste (S. Rocco), dalla fame (B. Albergati), dalla guerra (S. Sebastiano) liberaci o Signore.

Alle tue mani, Signore, affido la mia vita