11 Marzo 2012
Oggi la Giornata di solidarietà con la diocesi di Iringa, in Tanzania, dove si trova la parrocchia guidata dai missionari bolognesi: parla il parroco don Davide Marcheselli.
E' iniziata
con un grande entusiasmo di popolo l’avventura della missione a
Mapanda, inaugurata l’1 gennaio: le tante novità collegate
all’erezione della parrocchia hanno portato un clima di generale
rinnovamento, e incrementato la voglia di fare e partecipare. A
raccontarlo è don Davide Marcheselli, parroco di Mapanda, in
questi giorni a Bologna per un periodo di riposo e per
accompagnare una bimba cardiopatica bisognosa di cure nel nostro
Paese. «E’ stata particolarmente apprezzata la solennità con cui
a gennaio c’è stato il passaggio di consegne da Usokami a
Mapanda, alla presenza di un’autorevole delegazione bolognese -
afferma - Questo ha incrementato nella gente l’entusiasmo per il
cammino che stavamo per intraprendere».
Mapanda era un villaggio della parrocchia di Usokami, e dunque
vi operavate da anni. Cosa è cambiato con il trasferimento della
missione?
Sul piano pastorale continuiamo le cose già avviate. Ma il fatto
di risiedere nel villaggio ha inevitabilmente comportato alcune
novità. Anzitutto la frequenza della Messa, che ora è
quotidiana. Negli altri villaggi, inoltre, se prima la
celebrazione eucaristica festiva era una domenica su sei, ora è
due domeniche su tre. Questo sta incentivando le persone alla
partecipazione. Si riesce a fare un lavoro educativo più
puntuale. Nelle Messe feriali, per esempio, proseguiamo la
lettura continua di alcuni testi della Bibbia: prima si faceva a
livello personale, mentre ora si tratta di una proposta
comunitaria guidata da noi missionari, dove i fedeli possono
intervenire e portare la propria testimonianza. In generale
riusciamo a seguire più direttamente la preparazione ai
sacramenti, perché le distanze tra i villaggi sono inferiori. I
catechisti stessi chiedono incontri di verifica più frequenti.
Stiamo registrando davvero una grande vitalità.
Il riflesso è positivo anche per la pastorale giovanile?
E’ uno dei settori che abbiamo individuato per un nostro impegno
più diretto. In particolare, inizieremo ad insegnare religione
nelle scuole superiori di Mapanda e Ilogombe. Un compito che
finora svolgevano i catechisti.
A che punto è la costruzione degli edifici della nuova missione?
E’ stata completata la casa dei sacerdoti, e si sta ultimando la
struttura coi servizi necessari ad ospitare piccoli gruppi.
Entro la fine del mese sarà pronto anche il salone parrocchiale
polivalente per incontri e corsi, capace di contenere fino a 250
posti. Legato ad esso è la costruzione dei dormitori,
indispensabili viste le distanze tra i villaggi, che richiedono
anche diverse ore di viaggio per arrivare a Mapanda. Tra un mese
partiremo con l’ala femminile, che utilizzeremo come dormitorio
insieme allo stesso salone polivalente, in attesa di avere a
disposizione anche l’edificio maschile. Nei villaggi, invece,
sono da finire le chiese di Chogo e di Ilogombe.
Quale l’importanza per i fedeli di Bologna della Giornata di
solidarietà con Iringa?
Sarebbe bello che i bolognesi dessero a questo appuntamento il
rilievo e soprattutto il «cuore» che merita. E’ un’occasione
importante per allargare gli orizzonti della fede.
Michela Conficconi
(da "Bologna 7" del 11 Marzo 2012)